Deaver Jeffery - 1992 - La consulente by Deaver Jeffery

Deaver Jeffery - 1992 - La consulente by Deaver Jeffery

autore:Deaver Jeffery [Deaver Jeffery]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Suspense, Fiction
ISBN: 9788817056038
Google: UkGfpwAACAAJ
Amazon: 8817056030
editore: Rizzoli
pubblicato: 2012-01-01T23:00:00+00:00


Capitolo 19

Non l'avrebbe mai sospettato, ma Mitchell Reece avrebbe potuto fare l'arredatore d'interni di professione.

Taylor avrebbe scommesso che non avesse il tempo di curare l'arredamento o comunque non gli interessasse.

Quindi, quando le aprì la porta e la fece accomodare nel gigantesco loft, scoppiò in una risata di sorpresa.

Aveva sotto gli occhi un unico locale di più di duecento metri quadri; c'era anche un soppalco con la stanza da letto delimitata da una ringhiera di ottone in cui si vedevano un armadio di quercia e un comò. E il letto, naturalmente, da cui fu particolarmente colpita.

Era di mogano scuro, con una testata imponente che avrebbe mortificato uno spazio più piccolo. Era scolpita in stile gotico, con figure crepate e rovinate. Non capì cosa rappresentassero di preciso: forse gargouille, o draghi.

Pensò alla creatura mitica di Attraverso lo specchio.

«Ma bada al Ciarlestrone, o figlio!

Con fauci e denti ti rinserra. » Nel loft erano disposti oggetti di antiquariato, piante, sculture, librerie altissime, arazzi. Una serie di faretti in posizione strategica proiettava un raggio di luce su statuette e quadri; alcuni erano tanto brutti da far pensare a opere di valore. Le pareti erano in parte in mattoni a vista e in parte a calce, dipinte di bianco, grigio e rosa. I pavimenti erano di quercia tinta di bianco.

Se il ragazzo sa anche cucinare, scherzò tra sé e sé Taylor, potrei ripensare al mio progetto di fare un bambino per corrispondenza e sposarlo.

«Hai fatto tutto questo solo per far colpo su di me, lo so.» Reece scoppiò a ridere. «Dammi il cappotto.» Indossava pantaloni larghi, una morbida camicia bianca e le pantofole senza i calzini. Aveva i capelli ancora umidi dopo la doccia.

Taylor aveva scelto uno stile elegante, ma non da femme fatale. Calze nere ma scarpe dal tacco basso e comodo.

Un abito nero di Carolina Herrera, stretto ma accollato. (Scollature? Una compagna di stanza dell'università una volta le aveva detto brutalmente: «Lascia perdere le tette, Taylor: evita le scollature vertiginose.

Ma il resto del tuo corpo è stupendo. Porta abiti corti e stretti, ricordatelo: corti e stretti».)

Taylor notò lo sguardo di Reece accarezzarle il corpo per un istante. Lo fece con grande discrezione, ma non abbastanza: lo tradì il riflesso di uno degli specchi vicini al letto che le aveva ricordato il Ciarlestrone di Attraverso lo specchio.

Okay, signorina delle pause pranzo, pensò rivolgendosi alla misteriosa fidanzata di Reece, tu riesci a entrare in un vestito così?

Lo seguì su un tappeto orientale. Il tavolo apparecchiato per la cena aveva i piedini scolpiti con faccine a forma di sole. Tutte serie.

«Il tuo tavolo ha l'aria infelice.» «Si annoia. Non ricevo molti ospiti. Questa sera sarà contento.» Mentre Reece le prendeva dalle mani il vino che gli aveva portato Taylor lo scrutò con attenzione e capì che non era molto felice nemmeno lui. Aveva ancora gli occhi iniettati di sangue e sembrava si stesse costringendo a rilassarsi, a scacciare i pensieri invadenti dei casi a cui stava lavorando allo studio.

Reece entrò nella zona dove si trovava la cucina e mise lo Chardonnay in frigo.



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